martedì 28 dicembre 2010

ALDA MERINI: "Si può essere qualcuno semplicemente pensando"

Alda Merini è stata una grande poetessa della scena culturale italiana. Viveva in condizioni di indigenza (cioè in miseria) - per scelta - tanto che i pasti quotidiani le venivano portati dai servizi sociali comunali. Ha cantato gli esclusi e ha vissuto la malattia mentale.
Alda Merini si è spenta nel 2009. Una grande perdita per la cultura italiana. Ci rimangono, tuttavia, molte sue poesie, che venivano scritte "intingendo il calamaio nel cielo", come era solita dire lei.
Tutti i ragazzi dovrebbero conoscere questa grande poetessa.
Scrivete commenti in base ai sentimenti che vi suscita questa poesia dal titolo "L'albatros" e in base all'interpretazione personale che riuscite a darne.
Che cosa può essere successo a questa donna per scrivere una poesia come questa?
Che cos'é l'albatros?
L'albatros

Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,

qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra, non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.

Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.

Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d'amore.

martedì 21 dicembre 2010

Dormire per strada a -4, un altro clochard morto. Notte d'inverno a Milano coi city angels.

Il corpo di un uomo, un clochard di Milano, è stato trovato privo di vita questa mattina in via Farini, accanto a un supermercato. Il decesso dell'uomo, di circa 50 anni, potrebbe essere stato causato dal freddo. Sul posto il 118 di Milano. Ad accertare la causa esatta della morte sarà l'esame autoptico. Il clochard è stato identificato soltanto attraverso un tesserino dell'Opera San Francesco di Milano, l'Onlus dei frati capuccini che offre assistenza ai poveri, che aveva in tasca.

Dormire, per strada, a -4 gradi. Il freddo penetra nelle ossa, i piedi e le mani diventano insensibili. Se si ha la tempra forte si resiste, battendo i denti. Nei peggiori dei casi, quelli che fanno notizia, si muore. A Milano è successo qualche giorno fa, quando una donna senza tetto, 48 anni, è morta per strada, sbronza. Per capire cosa voglia dire essere invisibili, a Milano, e dormire su un marciapiede con due o tre coperte addosso, abbiamo seguito per una notte i city angels, il gruppo di volontari che da 16 anni, nel capoluogo lombardo, porta cibo, scarpe e vestiti ai clochard.

Il giro inizia alle 21
Si parte dalla sede dell'associazione in via Teodosio. Fuori c'è già un freddo pungente, uno o due gradi sotto lo zero. Il gruppo è formato da sei persone, ognuna di loro usa un nickname per essere individuato: c'è Condor (il caposquadra), Charlie, Onda, Luna, Rock ed Eterea.
Prima tappa a Tonale, dietro la Stazione Centrale, nel magazzino dell'associazione che vive di donazioni spontanee. Bisogna raccogliere più materiale possibile: con il freddo sempre più rigido servono coperte, tante coperte, e giubbotti pesanti, maglioni, pantaloni e scarpe. «Le scarpe – ci dice Charlie – sono il bene più prezioso per i senza tetto: sono il loro unico mezzo di locomozione, si rompono facilmente e spesso se le rubano tra di loro». Davanti al magazzino incontriamo i primi clochard. Giuseppe – il nome è di fantasia – prende un sacco a pelo. «Questo basta per la notte?», gli chiediamo. E lui: «Ma va, ne ho qua un altro, di quelli grossi», ci risponde. Se li farà bastare.

Verso il centro
Fatto rifornimento di tutto il possibile, si parte per il centro di Milano. Senza tetto anche qui? E' sempre Charlie a rispondere: «Ce ne sono veramente tanti che dormono in zona Duomo, durante il giorno diventano invisibili nelle strade dello shopping ma la sera escono fuori, aspettano di dormire sotto i portici che li riparano un po' di più dal freddo».
Alle 22 il furgoncino con cui si muovono i city angels si ferma in una stradina tra il Duomo e San Babila. Ci sono 10-15 persone ad aspettare: aumenteranno nel corso della sosta. Jasser ha bisogno di guanti, Fulvio di due cappotti, Antonio è in fila per il cibo caldo. I city angels distribuiscono panini con carne e formaggio, dolci e the caldo. Una benedizione con la temperatura che sta scendendo.
Un signore che non ci dice il suo nome racconta che lui è fortunato: ha una casa che lo protegge d'inverno ma con 250 euro di pensione al mese non riesce a mangiare né ad avere acqua calda. Racconta di conoscere parecchie persone che dormono sui marciapiedi: «C'è un tipo che vive così da 25 anni, un altro da 12… Così, in strada». E quando c'è molto freddo? «Si mettono sette otto coperte addosso perché con una muori comunque. L'unica cosa bella – conclude amaro –è che se te ne vai per il gelo nemmeno te ne accorgi. Di freddo si muore, punto e basta».
In centro i city angels rimangono più di un'ora e mezzo. Poi dritti a Cesano Boscone, nell'hinterland milanese. Ci sono 7 rom che vivono in due baracche, non hanno nulla.

A Cesano Boscone
Quando il furgoncino arriva, c'è Ana ad aspettarlo. E' intirizzita, ha un cappotto non troppo pesante addosso. Prende le buste che Condor, Luna, Eterea e gli altri hanno preparato. Ringrazia, augura buon Natale, poi ripete «freddo, freddo, i bambini hanno freddo». E non hanno vestiti abbastanza pesanti per riscaldarsi.
Non ne hanno neppure i city angels. Si stringono dispiaciuti nelle spalle, Eterea ha il magone: «Facciamo quello che possiamo ma a volte non basta».
E' notte fonda, la temperatura è arrivata a – 4: si gela anche sul furgoncino, con il riscaldamento acceso. Salutiamo Ana e ci chiediamo che sonno avranno i suoi bambini. La risposta che immaginiamo non ci piace affatto.

Tratto da http://www.ilsole24ore.it/, 21 dicembre 2010

domenica 12 dicembre 2010

"Cosa vuoi fare da grande?" ...."la velina!"


"Cosa vuoi fare da grande?"... risposta... "il poliziotto!" è una frase che ormai non sentiamo più.
Ma come si spiega questa inversione di tendenza così drastica? Si continua a credere che la televisione ci plasmi e che essa cambi il nostro modo di vedere la vita. Come tanti cambiamenti che la società ha vissuto, tra questi c'è anche il desiderio di ottenere un facile successo tramite il piccolo schermo. Gran parte dei bambini sognano di diventare calciatori e di fidanzarsi con la velina di turno. Le bambine sognano di entrare nel mondo dello spettacolo, non più di salvare il mondo o di diventare astronauta. Ma cosa c'è di così attraente nella vita di un vip? Innanzi tutto il facile guadagno (basti pensare alle veline che prendono al giorno circa 400 euro, lo stesso stipendio di un lavoratore in un call center, per non parlare dei compensi delle discoteche per una serata con un avanzo del grande fratello...). 
E' colpa della televisione oppure è quest'ultima a riflettere la perdita dei valori della nostra società? Durante le selezioni per il grande fratello, in migliaia si sono presentati al provino, alcuni erano già in fila dal giorno prima. Una corsa a diventare inquilini nella casa più sognata d'Italia, insomma.... vitto e alloggio gratis!
Da un articolo di Larepubblica.it del 25 marzo 2010
VOGLIO IL MASSIMO, LO VOGLIO SUBITO, LO VOGLIO SENZA SFORZO
Le cose importanti - le cose che danno radicamento e senso ad un'esistenza - non sono in vendita, si conquistano passo dopo passo, lentamente, con costanza e coerenza. La moneta che le paga è la fatica.
Tempo fa ho ricevuto una lettera di una dodicenne. Diceva: "Io vorrei fare la scrittrice e diventare famosa come lei. Mi dica però subito se è una cosa lunga e faticosa perché altrimenti cambio strada".
Queste poche righe racchiudono il senso del nostro tempo più di un trattato di sociologia. Voglio il massimo, lo voglio subito, lo voglio senza sforzo. L'imparare, il crescere, il costruire richiedono, invece, sempre una grande fatica.
Non è forse ciò che impariamo, come cresciamo, cosa costruiamo a definire l'unicità e l'insostituibilità della nostra minuscola esistenza?
Tratto da un'intervista del 2009 a Susanna Tamaro, scrittrice

 

sabato 4 dicembre 2010

MODI DI DIRE: quanti ne sai?

Cari ragazzi,
queste sono due sfide con la S maiuscola, adatte ad alunni veramente validi e intelligenti come voi.
Sapete, nella lingua italiana esistono molti "modi di dire", cioè espressioni che abitualmente utilizziamo per "dire qualcos'altro", lo utilizziamo cioè in SENSO FIGURATO. Facciamo un esempio concreto: l'espressione PRENDERE UN GRANCHIO significa commettere un errore, uno sbaglio. Perchè significa questo?
Questa espressione linguistica trae la sua origini dalla pesca. Se si cala la lenza in mare fino ad arrivare a toccare il fondo con l'amo e l'esca, può capitare che abbocchi un granchio anziché un pesce. Il crostaceo, non appena abboccato, inizia subito a dibattersi violentemente per sganciarsi dall'amo, dando l'impressione al pescatore che abbia invece abboccato una preda di grandi dimensioni.
La pesca di un granchio con la
canna è normalmente fonte di delusione per il pescatore, dal momento che si tratta di una preda inutile, che in certi casi può anche danneggiare la lenza. Da questa delusione generata dall'aspettativa di un pesce di grosse dimensioni, nasce l'origine della frase.
Esempio: "Pensavo fossi tu la persona che cercavo, invece ho preso un granchio. Scusami!"

Divertiamoci ora a cercare i significati di alcuni modi di dire. Buona fortuna!

Sfida n.1 (scegliere almeno due modi di dire, dare una spiegazione e fare un esempio)
Livello difficoltà: alto

CAPRO ESPIATORIO
DARSI ALL'IPPICA
E' UN ALTRO PAIO DI MANICHE
ESSERE AL VERDE
FARE IL PORTOGHESE
FARE L'INDIANO
GALEOTTO FU IL LIBRO
IL GIOCO NON VALE LA CANDELA
LACRIME DI COCCODRILLO
NON RAGIONIAM DI LORO MA GUARDA E PASSA
OGNI MORTE DI PAPA
PERDERE LA TREBISONDA
AVERE IL SANGUE BLU
SENZA INFAMIA E SENZA LODE

SFIDA N. 2 (scegliere almeno due modi di dire e dare una definizione)
Livello difficoltà: medio-basso

avere a cuore
avere il cuore in gola
avere un cuore di ghiaccio
avere un cuore d'oro
colpire al cuore
essere senza cuore
fare qualcosa a cuor leggero
togliersi una spina dal cuore
mettersi il cuore in pace
parlare a cuore aperto
spezzare il cuore
stare a cuore a qualcuno
prendere a cuore
togliersi un peso dal cuore

sabato 27 novembre 2010

Vampiri, magia, amore eterno: i ragazzi preferiscono la fantasia?

Nella scelta dei film e dei libri, i teenager preferiscono il genere fantasy. Ma perché?
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I dati delle vendite dei libri e i botteghini del cinema parlano chiaro: i ragazzi (ma non solo) sono pazzi per il fantasy. Con questo nome si indica quel genere che raccoglie le favole e le storie di fantasia, popolate dai personaggi che abbiamo imparato ad amare in questi anni: vampiri bellissimi, selvaggi lupi mannari, maghi, streghe…Ma qual è il segreto di questo successo?
A dare il via a questa tendenza è stata sicuramente la Harry Potter mania, esplosa qualche anno fa con i libri e poi con i film dedicati alla saga. Ma come dimenticare l’enorme successo di Twilight, New Moon e Eclipse (il cui film uscirà al cinema il 30 giugno). E ora nuovi best seller stanno arrivando: il racconto di fate Wings (di cui abbiamo già parlato: leggete tutto qui Wings: e se Miley Cyrus diventasse una fata?) e il romanzo Fallen, storia di amore e angeli immortali.

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Una volta il genere fantasy era considerato una cosa da bambini, un po’ come le favole. Ma oggi appare decisamente evoluto verso un pubblico di ragazzi. Basta pensare alle storie d’amore, che in questi libri o film sono sempre romantiche, avventurose e assolute. Inoltre il fantasy indaga spesso temi tipici dell’adolescenza, come l’amicizia, il tradimento, la famiglia, il conflitto.

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Secondo gli esperti è proprio questo uno degli ingredienti segreti del successo del genere di fantasia. In esso infatti ritroviamo tematiche importanti della vita dei ragazzi e delle ragazze, come la crescita, il cambiamento, il dolore, l’amore. Questi temi sono mescolati con personaggi, ambientazioni e vicende fantastiche che sono legate all’immaginario dell’infanzia. Si tratta, insomma, di affrontare la vita in un modo più “magico”, a metà strada tra realtà e immaginazione, mondo adulto e infantile. Un mix che per molti punti è simile all’adolescenza stessa.

E voi, cosa ne pensate? Anche voi siete affascinati da questo genere di storie fantasy? Cosa vi piace di più: le magie, la fuga dalla realtà, le avventure, le storie d’amore eterne?

Tratto da http://www.ilmondodipatty.it/ 14 giugno 2010

domenica 21 novembre 2010

La Via Lattea ha catturato un pianeta di un'altra galassia

Un caso di «cannibalismo galattico»

Intercettata una corrente di stelle di una galassia nana già inglobata a 2 mila anni luce dalla Terra

galassiaMILANO - Gli astronomi hanno scoperto il primo pianeta proveniente da un’altra galassia. Il risultato ottenuto da un gruppo di scienziati europei con il telescopio da 2,2 metri dell’Eso sulle vette di La Silla in Cile. La scoperta, riferita da Science, è importante per due motivi e ha risvolti intriganti. Innanzitutto dopo anni di delusioni nella caccia a pianeti extrasolari appartenenti a galassie che non fossero la nostra Via Lattea finalmente la cattura è arrivata. E ciò grazie a un comportamento di estrema violenza della nostra isola stellare, la quale ha compiuto un atto di «cannibalismo galattico» come lo chiamano gli astronomi.

GALASSIA NANA - Nel cosmo è abbastanza frequente. Così è accaduto che abbia intercettato una corrente di stelle in viaggio nelle vicinanze e che l’imponente forza gravitazione della Via Lattea ha finito per divorare, inglobandole. Esse appartenevano a un galassia nana già «mangiata» dalla Via Lattea tra sei e nove miliardi di anni fa. Il secondo aspetto riguarda la stella (HIP 13044) e il suo pianeta catturati, che si trovano a 2 mila anni luce dalla Terra nella costellazione meridionale della Fornace. Si è infatti scoperto che l’astro-madre è una gigante rossa, cioè una stella alla fine della sua vita che già si è espansa dopo aver bruciato tutto l’idrogeno che la faceva brillare ed ora si alimenta con l’elio rimasto. È quello che succederà anche al nostro Sole fra circa 5 miliardi di anni decretando la morte della vita sulla Terra. Anzi ciò si verificherà molto prima, perché quando la stella muore espandendosi, lancia nello spazio un fiume di particelle e gas che spazzerebbero mortalmente l’ambiente terrestre. Inoltre lo spingerebbero anche più lontano.

FINE - Ora è stato osservato che il nuovo pianeta, simile come taglia e caratteristiche a Giove, è vicinissimo all’astro-madre. Ciò è attribuito all’espansione dell’astro e al suo contenuto effetto di spostamento. In conclusione, non solo si è scoperto il primo pianeta di un’altra galassia, ma si è visto pure nella realtà quello che succederà in futuro al nostro sistema solare. Studiarlo, dunque, è una grande opportunità anche se questo non fermerà l’inesorabile fine: almeno ne conosceremo meglio i dettagli.

(Tratto da Corriere della Sera.it del 18 novembre 2010)

sabato 13 novembre 2010

Convenzione sui Diritti dell’Infanzia



La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia è un trattato che contiene i princìpi guida che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno accettato di applicare a tutti i bambini. Questo trattato tutela bambini e adolescenti, e soprattutto riconosce loro dei diritti.
La Convenzione è stata approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite (ONU) a New York il 20 Novembre del 1989. L’Italia ha ratificato ( = ha approvato) e reso esecutiva (= ha attuato) la Convenzione.

IL 20 NOVEMBRE 2010 RICORRE IL XXI ANNIVERSARIO DELL’APPROVAZIONE DI QUESTA CONVENZIONE
Il testo che segue è una versione ridotta del documento, il linguaggio è stato semplificato.
·         Si intende bambino ogni essere umano fino a 18 anni.
·         Gli Stati devono rispettare, nel loro territorio, i diritti di tutti i bambini: handicappati, ricchi e poveri, maschi e femmine, di diverse razze, di religione diversa, ecc.
·         Tutti coloro che comandano devono proteggere il bambino e assicurargli le cure necessarie per il suo benessere.
·         Ogni Stato deve attuare questa convenzione con il massimo impegno per mezzo di leggi, finanziamenti e altri interventi. In caso di necessità gli Stati più poveri dovranno essere aiutati da quelli più ricchi.
·         Il bambino ha diritto alla vita. Gli Stati devono aiutarlo a crescere.
·         Quando nasce un bambino ha diritto ad avere un nome, ed essere registrato ed avere l’affetto dei genitori.
·         Il bambino deve poter esprimere la propria opinione su tutte le cose che lo riguardano, anche sulla religione. Quando si prendono decisioni che lo interessano, prima deve essere ascoltato.
·         Il bambino ha diritto di esprimersi liberamente con la parola, con lo scritto, il disegno, la stampa, ecc.
·         Il bambino ha diritto a conoscere tutte le informazioni utili al suo benessere. Gli Stati devono: far fare libri, film ed altro materiale utile per il bambino; scambiare con altri Stati tutti i materiali interessanti adatti per i bambini; proteggere i bambini dai libri o da altro materiale dannoso per loro.
·         Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma di violenza.
·         Lo Stato deve assistere il bambino che non può stare con la sua famiglia affidandolo a qualcuno. Chi si occupa del bambino deve rispettare le sue abitudini.
·         Il bambino svantaggiato fisicamente e mentalmente deve vivere una vita completa e soddisfacente. Gli Stati devono scambiarsi tutte le informazioni utili per migliorare la vita dei bambini disabili e devono garantire l’assistenza gratuita se i genitori o i tutori sono poveri. Inoltre bisogna fornire al bambino occasioni di divertimento.
·         Gli Stati devono garantire la salute del bambino con diverse iniziative: fare in modo che muoiano meno bambini nel primo anno di vita; garantire a tutti i bambini l’assistenza medica; combattere le malattie e la malnutrizione fornendo cibi nutritivi ed acqua potabile; assistere le madri prima e dopo il parto; informare tutti i cittadini sull’importanza dell’allattamento al seno e sull’igiene; aiutare i genitori a prevenire le malattie e a limitare le nascite.
·         Ogni bambino deve essere assistito in caso di necessità, di malattia o necessità economica, tenendo conto delle possibilità dei genitori o dei tutori.
·         Ogni bambino ha diritto a vivere bene. Gli Stati devono aiutare la famiglia a nutrirlo, a vestirlo, ad avere una casa, anche quando il padre si trova in un altro Stato.
·         Il bambino ha diritto all’istruzione. Per garantire questo diritto gli Stati devono: fare le scuole elementari obbligatorie per tutti; fare in modo che tutti possano frequentare le scuole medie; aiutare chi ha la capacità a frequentare le scuole superiori; informare i bambini sulle varie scuole che esistono.
·         Gli Stati devono controllare, anche, che nella scuola siano rispettati i diritti dei bambini.
·         L’educazione del bambino deve: sviluppare tutte le sue capacità; rispettare i diritti umani e le libertà; rispettare i genitori, la lingua e la cultura del Paese in cui egli vive; preparare il bambino ad andare d’accordo con tutti; rispettare l’ambiente naturale.
·         Il bambino che ha una lingua o una religione diversa, ha il diritto di unirsi con altri del suo gruppo per partecipare ai riti e a parlare la propria lingua.
·         Il bambino non deve essere costretto a fare dei lavori pesanti o rischiosi per la sua salute. Gli Stati devono approvare delle leggi che stabiliscono a quale età si può lavorare, con quali orari ed in quali condizioni. Devono punire chi non le rispetta.
·         Gli Stati devono proteggere il bambino contro le droghe ed evitare che sia impiegato nel commercio della droga.
·         Gli Stati devono proteggere il bambino dallo sfruttamento sessuale.
·         Gli Stati devono mettersi d’accordo per evitare il rapimento o il commercio di bambini.
·         Nessun bambino deve essere sottoposto a tortura o punizioni crudeli. Se un bambino deve andare in prigione, deve essere per un motivo molto grave e per un breve periodo. In carcere deve essere rispettato, deve mantenere i contatti con la famiglia e deve essere tenuto separato da carcerati adulti.
·         In caso di guerra i bambini non devono essere chiamati a partecipare se non hanno almeno 15 anni.
·         Se il bambino è vittima della guerra, tortura o sfruttamento deve essere aiutato a recuperare la sua salute.
·         Entro due anni dalla approvazione di questa Convenzione, gli Stati devono informare il Segretario Generale dell’ONU, comunicando come l’hanno messa in pratica.
·         Questa Convenzione può essere firmata da tutti gli Stati del mondo.

sabato 6 novembre 2010

MANTOVA L'appello da una seconda media di Castiglione

 

«Salviamo il congiuntivo» Un baby-club in guerra contro i barbari della lingua

«Media e politici imparino l'italiano»


CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (Mantova)- Salviamo il congiuntivo, il modo della possibilità. Prima che sia troppo tardi e faccia (sottolineo faccia) la fine del panda. Proteggiamolo dallo scempio irrispettoso della lingua nostra di troppi presentatori televisivi, giornalisti, uomini politici e chiacchieroni in libertà. Sottraiamo dall'estinzione questo elegante fiore all'occhiello dell'italiano. Combattiamo, se necessario anche strenuamente, il fantozziano «vadi», l'orrendo «facci», il terrificante «venghi» il disinvolto «meglio che vieni subito» in nome, una volta tanto di Dante, Petrarca e Manzoni. Il grido di dolore parte dal SIC, (acronimo di salviamo il congiuntivo) neonato club, istituito «senza scopo di lucro - come predica lo statuto - allo scopo di difendere e diffondere il modo congiuntivo, con l' unico interesse di salvaguardarlo in quanto lo si ritiene fondamentale per comunicare correttamente in lingua italiana e per valorizzare la stessa anche nell' uso corrente». I soci fondatori dell'associazione, che non ha niente in comune con le bizzarrie di altri club, del tipo «Liberiamo i nani da giardino», sono gli studenti della seconda B della media «Beschi» di Castiglione delle Stiviere, impegnati a cercare proseliti anche fuori della scuola. «Si accettano sostenitori di tutte le età e da tutta Italia - spiega Marco Maffeis, biondino di 12 anni, ma già entrato completamente nel ruolo autorevole di vicepresidente del Club - purché condividano (sottolineo condividano) l' obbiettivo e si impegnino (sottolineo impegnino) a usare il congiuntivo correttamente». «Perché - sostengono Marco e i suoi compagni di una classe talmente multietnica che sembra uscita dalla pubblicità di Benetton - il congiuntivo, una volta imparato bene, non lo si dimentica più». Gli aderenti al sodalizio non traggono alcun vantaggio se non quello morale di partecipare alla difesa di qualcosa che da tempo «viene vilipeso, ignorato e rischia di essere dimenticato». Iscriversi è facile, ma sono richiesti alcuni requisiti, dice Marco, come «conoscere il modo congiuntivo dei verbi regolari e irregolari, sapere le regole che ne disciplinano l'uso, ascoltare con attenzione, e qui sta il bello, coloro che parlano per individuare gli errori e correggerli, senza riguardi per nessuno, oltre naturalmente a dare il buon esempio». Per i ragazzi che intendono iscriversi, è necessario superare un piccolo test; per gli adulti si va sulla fiducia, anche se una ripassatina di grammatica e sintassi non farebbe poi male. «Capita ogni giorno in tante interviste che giornalisti e politici dimentichino sistematicamente che in Italia si deve parlare italiano, rispettandone le regole, mentre abbondano i regionalismi».


Tratto e adattato da: (7 gennaio 2007) - Corriere della Sera

venerdì 29 ottobre 2010

Atahualpa, L'ULTIMO IMPERATORE

Mentre nel 1492 Colombo scopriva l’America, nell’America del sud arrivava al massimo dello splendore la civiltà Inca.
Atahualpa sarebbe stato un grande imperatore.
Lo sarebbe stato se non fosse accaduto quello che era stato profetizzato in passato, cioè l’arrivo di uomini bianchi con la barba,dal mare,che cavalcavano strani cervi, come riportato dagli esploratori che per primi presero contatto con gli uomini bianchi. Erano i conquistadores di Pizarro, poco più di 180 uomini, perfettamente equipaggiati: gente senza scrupoli, giunti in Sudamerica alla ricerca di oro e terre da conquistare.
Atahualpa avrebbe potuto facilmente frenare la piccola armata,e probabilmente distruggerla con poco; i suoi esploratori raccontavano come quelli che avevano di fronte fossero uomini straordinari, sì, ma pur sempre uomini; mangiavano e bevevano come uomini, avevano delle armi terribili, che lanciavano il tuono, ma che avevano bisogno di molto tempo per ricaricarsi.
Atahualpa commise così il primo dei tre errori fatali, che avrebbero potuto dare una svolta alla storia: invece di attaccare, ordinò che gli spagnoli fossero lasciati liberi di raggiungerlo.
Sicuramente influì la leggenda che voleva il ritorno del Dio Quetzacoatl, raffigurato dagli inca come un uomo di pelle bianca e con la barba, che aveva annunciato il suo ritorno alla guida di molti altri uomini bianchi, così come influì, nella decisione del re, il desiderio di conoscere da vicino quegli uomini con le loro strane cavalcature.
Siamo nel 1533, e l’incontro tra i due uomini, appartenenti a due culture così differenti, avviene tra sospetti e paure; nelle cronache di Garcilaso de Vega,è raccontato un aneddoto, che ricorda come un sacerdote cattolico abbia mostrato al re una Bibbia, dicendo che là dentro c’era la parola di Dio.
Atahualpa avvicinò il libro all’orecchio, poi, irato, scaraventò il libro per terra, dicendo testualmente:”qui dentro non c’è nulla”. Pizarro, dopo poco, prese dure iniziative. Aveva attraversato l’oceano per conquistare terre e oro, e lì, aveva sotto mano la gloria e la ricchezza.
Fece prigioniero il re inca, e, approfittando delle divisioni esistenti all’interno della nobiltà inca, assunse la carica di governatore del regno Inca.
Atahualpa fu incarcerato, e fece il secondo errore che gli costò in seguito la vita.Tentò di barattare la sua libertà con dell’oro.
Promise all’avido capitano,”tanto oro da riempire la stanza dove era prigioniero, fino all’altezza dove poteva giungere il braccio”. Pizarro accettò, e così nobili inca furono ìnviati verso l’interno per raccogliere dai sudditi dell’imperatore gioielli, oro e argento per il riscatto.
In poco tempo una mole impressionante di oro e argento giunse nella reggia di Atahualpa; ma solo una parte,quella concordata con il crudele conquistador, venne accumulata nella stanza dove era prigioniero il re.
Molto più della metà dell’oro raccolto fu prudentemente tenuta in disparte dai sacerdoti.
5500 chili d’oro,15.000 chili d’argento vennero così accatastati ai piedi di Pizarro, che però non liberò il re, anzi lo condannò a morte. Atahualpa affrontò con dignità il suo destino, chiese soltanto di non essere bruciato sul rogo. Secondo il credo inca, un corpo bruciato avrebbe vagato senza meta per l’eternità. Pizarro acconsentì in cambio della promessa da parte del re di un suo battesimo.Così Atahualpa si convertì alla religione cristiana, venne strangolato invece che bruciato sul rogo. Era il 1533, e di fatto la civiltà inca cessò di colpo.
Pizarro cercò di impadronirsi dell’altra parte dell’oro raccolto, ma, per quanto torturasse, per quanto uccidesse, non riuscì più a mettere le mani sul tesoro degli Inca.
Gli Inca lo nascosero nella foresta, in modo così perfetto da rendere le tracce assolutamente introvabili.Nacque così la leggenda dell’oro di Atahualpa, che venne cercato un po’ dappertutto, ma senza alcun esito.
Una leggenda con fondamenta storiche, che coinvolse ricercatori e studiosi, avventurieri, che esplorarono la giungla. Ma che nasconde, ancora oggi, le sue tracce e che sfugge ad ogni tentativo di ritrovamento.

(Tratto e adattato da http://www.paultemplar.wordpress.com/)